Castel S. Angelo, iniziato nel 123 dall'imperatore Adriano, e terminato da Antonino Pio, un anno dopo la morte dell'imperatore Castel S. Angelo, fu ideato come tomba di famiglia. Il grandioso Hadrianeum, è stato voluto e ideato da Adriano come tomba per se stesso, e ne affidò la costruzione all'architetto Demetriano. Per accedervi Adriano fece erigere il pons Aelius, poi detto S. Angelo che ne fronteggia l'ingresso. Pur alterato da oltre un milione mezzo di storia, il monumento è leggibile nelle sue forme originarie, ed è oggi sede del Museo Nazionale di Castel S. Angelo.  

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Caster-Zant'-Angelo

 

Quer dottor de Saspirito in zottana
c'a Ttuta, aggratis, je guarì la tiggna,
che ll'anpassato la portò a la viggna
e st'agosto j'ha ffatto da mammana, disce che, a la Repubbrica Romana,
lassù, ppe vvia de 'na frebbe maliggna
c'era invesce dell'angelo una piggna
e Ccastello era la gran mola driana.

 Accidenti! che buggera de mola!

Averanno impicciato tutt'er fiume
co li rotoni de sta mola sola! Oh vvarda, cristo!, come va er custume!
Mascinà pprima er grano pe la gola,
eppoi pell'occhi fà ggirelli e ffume!

G.Gioacchino Belli

Ponte Sant' Angelo

Delle due prime statue nel ponte s. Angelo qui vicino; il s. Pietro è opera del Lorenzetto; il s. Paolo di Paolo Romano, fattevi porre da Clemente VII che fece allargare, e rifare la bocca del ponte, il quale da Clemente VIII nel 1598 fu ristorato; poi Urbano VIII riaprì gli ultimi archi, e ultimamente Clemente IX con disegno, e architettura del cavalier Bernini, oltre d'avergli rifatto le sponde, sopra ogni piedistallo fece drizzare statue d'Angioli di marmo bellissime, scolpite con diversi misteri della passione di nostro Signore.
L'Angiolo, che sostiene la collocata fu scolpito con gran maestria da Antonio Raggi. 
L'altro, ch'ha in mano il Volto santo, è di Cosimo Fancelli.
Quello, che tiene i chiodi, è di Girolamo Lucenti. 
La croce sostenuta da un altr'Angelo, è di Ercole Ferrata.
Uno, che tiene la lancia, fu terminato da Domenico Guidi.
L'altro con la frusta è di Lazzaro Morelli.
E quello, che tiene i dadi, è di Paolo Naldini. 
L'Angiolo, ch'ha le spine, è del medesimo Naldini. 
L'altro, col titolo della Croce, è del cav. Bernini.
E l'ultimo, che sostiene la spugna, è d'Antonio Giorgietti.
(Titi 1763)

 

Il vicino Castel S. Angelo le da il nome.- Il ponte fu già dello Elio (del Sole), attributo della famiglia di Publio Adriano, che lo edificò per dare accesso al suo mausoleo, sostituendo il ponte Trionfale già caduto; poi fu detto di' S. Pietro. L'attuale fu decorato dal Bernini, con le statue degli angeli raffiguranti la Passione di Cristo; l'angelo della Croce fu scolpito dal Bernini stesso; quello che regge la Veronica ha la base profondamente screpolata da un colpo di cannone tirato dai Francesi nell'assedio del 1849.A proposito delle statue dei SS. Pietro e Paolo, che sono alla testata di sinistra del ponte, ricorderemo la seguente pasquinata : « Una mattina del 1581 si trovò S. Pietro vestito con cappotto da viaggio, e sotto S. Paolo era un cartello che diceva: « Pietro,che par¬ti?» ed in un altro cartello sotto S. Pietro, questa risposta : « Paolo, col-lega n:io, voglio fuggire da Roma, perché dubito che Sisto, il quale va rivedendo processi tanto antichi, non voglia far vendetta dell'orecchio che 1580 anni fa troncai a Malco, sbirro di corte, all'orto di Getsemani».Ciò a proposito dell'aver Sisto V, dopo 36 anni, ottenuto dal Granduca l'estradizione di un tal Blaschi, che si era rifugiato a Firenze, dopo avere ucciso a Bologna un fratello cugino, calla moglie e due figli; ed ottenutala, lo fece de¬capitare avanti le dette statue.« Hai ragione, soggiungeva Paolo, neppure io sono troppo sicuro per quello che ho fatto prima di andare a Damasco».- Correvano le feste del Giubileo del 1450, ed il ponte era per¬corso da immensa folla che ritornava da S. Pietro, quando una mula, che portava entro ceste due donne famigliari del Card. di S. Marco, poi Paolo II, si spaventò; la folla, Impaurita," si ammassò contro i para¬petti che cedettero, e cadde nel fiume una moltitudine di persone, morendone 172. Ciò spinse Nicolo V a restaurare e sbarazzare il ponte dai meschini abituri e casotti (un qual¬che cosa come il ponte Vecchio a Firenze) che lo dividevano ed ingombravano per tutta 'a sua lunghezza, e ad erigere due cappelle dedicate a S. Maria Maddalena ed ai SS. Innocenti, dove ogni dì si celebrava messa in suffragio dei periti in detta catastrofe. A proposito del Giubileo del 1450, un cronista no¬mina 4 classi, che fecero i più grossi affari: cambiavalute, speziali, pittori, albergatori; e secondo la relazione dì Giovanni Rucellai, si contavano allora in Roma 1022 osterie con insegne, ed un gran numero senza. Durante il sacco di Roma, le due cappelle servirono di nascondiglio e di protezione ai lanzichenecchi chi: sparavano contro Castel S. Angelo, e perciò Clemente VII le fece demolire, e le sostituì con le statue dei SS. Pietro e Paolo.- Avendo Stilicene, generale di Arcadie, Onorio e Teodosio, sconfitto presso Firenze le or¬de di Radagaiso, venne ai detti imperatori eretto un arco trionfale, presso questo ponte, (v. V. S. Gelso). - Le mura di Aureliano si estesero anche lungo il fiume e qui si apri¬va la Posterula di Episcopio.- Qui la Comunità Ebraica era obbligata a rendere omaggio al novello papa nella processione del possesso; prima di Alessandro "*'!i rabbini at¬tendevano il papa a Monte Giordano (v.).- La p. fu già detta degli Altoviti dal Pal. che qui aveva la fa¬miglia om., demolito per la costruzione del Lungotevere. 
(Blasi 1923)