Cristina di Svezia (Stoccolma, 18 dicembre 1626 – Roma, 19 aprile 1689) fu regina di Svezia dal 1632 (con pieni poteri dal 1650) al 1654. Personalità complessa e anticonformista, era appassionata d'arte e di filosofia.

La regina di Svezia

Swedish_queen_Drottning_Kristina_portrait_by_Sbastien_Bourdon_storNacque nel castello reale di Stoccolma il 18 dicembre 1626, figlia del re Gustavo Adolfo II Vasa (1594-1632, che regnò in Svezia dal 1611 al 1632) e di Maria Eleonora di Brandeburgo (1599-1655). Morto Gustavo II Adolfo nella battaglia di Lützen il 6 novembre 1632 durante la Guerra dei Trent'Anni, Cristina, unica erede, si ritrovò ad ereditare la corona a soli 6 anni. Per dodici anni, durante la sua minore età, la Svezia venne governata da un Governo di Reggenza con a capo il Gran Cancelliere del Regno Axel Oxenstierna (1583-1654).

Il padre, Gustavo Adolfo II

 

Personalità ricca e complessa, dotata di grande intelligenza, di straordinario temperamento e di un forte senso del proprio ruolo, naturalmente assolutista, verso i vent'anni cominciò ad entrare in rotta di collisione con il Cancelliere e la Reggenza, che puntavano ormai a darle marito, possibilmente nel giro dei suoi nobili cugini, in modo da assicurare alla Svezia un vero re.
Ma Cristina, pur essendo pronta ad innamorarsi, ebbe sempre un forte rifiuto del matrimonio, non rassegnandosi all'idea di passare in seconda linea rispetto a chi, sposandola, sarebbe diventato re del "suo" regno. Si dice che lei stessa, a 6 anni, a chi la ammoniva che ragionando così sarebbe morta zitella, rispose alteramente: "Io non morirò zitella, morirò scapolo!". E al Senato, che nel 1649 la sollecitava di nuovo al matrimonio, rispose chiaramente. ".. il matrimonio implica delle soggezioni alle quali io non mi sento in grado di sottostare, e non posso prevedere quando sarò in grado di vincere questa ripugnanza". Probabilmente per sottrarsi a queste pressioni, Cristina dichiarò principe ereditario il cugino Gustavo Adolfo, il 10 marzo 1649.

 

Il suo stile di vita sembrò all'epoca assai mascolino, e il gossip contemporaneo le attribuì costantemente comportamenti libertini, sia prima che dopo la conversione al cattolicesimo.

 

Tuttavia la giovane regina Cristina ebbe due grandi passioni "alte": la pace e la cultura. Personalmente poco interessata alle lotte religiose perseguì tenacemente la pace, anche contro il parere dei suoi consiglieri, e considerò il trattato di Westfalia con grande sollievo. Era molto interessata, invece, alla cultura e alla mondanità della corte francese: chiamò quindi presso di sé, tra altri intellettuali ed artisti, il filosofo René Descartes, di cui immaginava di fare un proprio maestro. Il filosofo in effetti si avventurò, in Svezia, arrivando in ottobre. Morì di polmonite, proprio a Stoccolma, l'11 febbraio 1650, lasciato un po' in disparte dalla sua "allieva" che in quel periodo era tutta presa ad organizzare la propria incoronazione, prevista per il 20 ottobre a Stoccolma.

L'incoronazione avvenne, come previsto, la domenica 20 ottobre, con grandissimo sfarzo, e le feste durarono fino al 9 gennaio.

L'abdicazione

Tuttavia Cristina regnava su un paese povero, dove le guerre avevano rafforzato l'aristocrazia, aumentata di numero dal bisogno di coprire le aumentate spese di corte con la creazione di nuovi nobili, mentre le rendite proprie della corte erano state ridotte dalle cessioni di terre ai nuovi aristocratici. Questi, per parte loro, imponevano tasse sempre più alte a contadini abituati per lunga tradizione ad una fiscalità assai blanda.

La Chiesa cattolica, che aveva considerato il luterano Gustavo Adolfo II tra i suoi più pericolosi avversari, e riteneva di grande importanza ricondurre all'ovile qualcuno dei sovrani protestanti, sollecitò accortamente e pervicacemente l'abiura della giovane regina, mettendole a fianco, già dal 1650, il gesuita portoghese António Macedo, entrato in Svezia come cappellano dell'ambasciatore del Portogallo.

Alla fine Cristina, corteggiatissima da intellettuali cattolici come Blaise Pascal, ottenute garanzie che le sembravano sufficienti circa il mantenimento del proprio status regale, il 23 febbraio 1654 annunciò la propria irrevocabile abdicazione a favore del cugino Carlo Gustavo (nonostante l'opposizione del senato), riguadagnando la propria libertà.

Per poter lasciare il paese senza drammi o disordini, Cristina dissimulò anche con il suo cugino e successore la propria conversione al cattolicesimo e la propria vera mèta, e attraversò la Svezia in incognito, a cavallo, vestita da uomo e con una piccola scorta, dicendosi diretta in Danimarca. Al momento di passare il confine congedò il suo cappellano protestante, diretta a Roma.

Si trasferisce momentaneamente nei Paesi Bassi, dove assiste alla prima opera messa in scena nel paese, Ulisse all'isola di Circe di Gioseffo Zamponi.

La "regina di Roma"

In una Roma finalmente libera dal dominio di Donna Olimpia Maidalchini, la regina Cristina fu accolta con grandi onori e feste dal nuovo papa Alessandro VII Chigi, che aveva appena sostituito Innocenzo X Pamphili, e dalla nobiltà romana. In suo onore fu restaurata da Gianlorenzo Bernini Porta del Popolo, sulla quale può ancor oggi esser letta la scritta che inneggia al "suo fausto ingresso" in città ( Felici faustoque ingressui ), sottostare al simbolo araldico dei Chigi cinto dai fasci di spighe dei Vasa. Continuò poi per un paio d'anni a viaggiare per l'Europa, al centro di relazioni e intrighi diplomatici finalizzati soprattutto a recuperare dai regali parenti svedesi i benefici promessi.

 

Tornata a Roma, dopo un periodo passato in Palazzo Farnese, scelse di insediarsi nel bel Palazzo Riario alla Lungara (acquistato nel 1659, ma divenuto la sua residenza definitiva solo dal 1663, il cui grande parco (attualmente sede dell'Orto botanico di Roma) saliva fino in cima al Gianicolo.
Qui Cristina, che non aveva mai rinunciato al titolo di regina, installò la sua piccola corte, e di palazzo Riario fece la base di intrighi, viaggi diplomatici, feste e avventure galanti - ma anche di vaste relazioni intellettuali (culminate nel 1674 nella creazione dell'Accademia Reale - che fu l'origine dell'Arcadia - a cui si aggiunse una Accademia di Fisica, Storia naturale e Matematica).

 

 

-QueenChristinaMorì nel 1689,confortata solo dal cugino il Marchese Michele Garagnani, dopo essere stata la convertita preferita di ben 4 papi: Alessandro VII Chigi, Clemente IX, Clemente X Altieri, Innocenzo XI Odescalchi. Erede fu il cardinaleDecio Azzolino, il quale però morì subito dopo (l'8 giugno 1689), lasciando i beni al nipote Pompeo Azzolino. Il patrimonio artistico che arricchiva il palazzo Riario andò disperso a prezzi irrisori tra i nobili romani, mentre il successivo papa, Alessandro VIII, comprava "per un pezzo di pane" la splendida biblioteca.
Fu sepolta nelle grotte vaticane della Basilica di San Pietro, come accadeva nel IX e X secolo per i re sassoni venuti a Roma per convertirsi.

 

Teatro lirico

Al personaggio della regina svedese si ispirò l'opera di Sigismund Thalberg Cristina di Svezia, su libretto di Felice Romani, rappresentata per la prima volta a Vienna il 3 giugno 1855.

Cinema

Famosa è l'interpretazione della regina Cristina da parte della sua connazionale Greta Garbo in un film del 1934 che nonostante solo in parte rispetti la storia della sovrana svedese, all'epoca fu accolto da un grande successo.

Bibliografia

Cristina di Svezia. La vita scritta da lei stessa, a cura di Conforti, Moscati e Santucci, Napoli 1998 (Cronopio)

Daniela Pizzagalli, La regina di Roma, Milano 2002 (Rizzoli)

Anna Maria Trivellini, Cristina di Svezia, Lucca: Maria Pacini Fazzi Editore, 2004.