Adesso però dobbiamo parlare di un importante elemento di decorazione che, anche se è un altro di quelli su cui non abbiamo una documentazione ma che anche se venne trovato fuori di Villa Adriana, apparteneva sicuramente alla tomba. Parlo dell’obelisco di Antinoo, quello che oggi, dopo varie peripezie e spostamenti, si trova al Pincio davanti alla Casina Valadier.
Si tratta di un obelisco di granito rosa, la cui pietra Adriano importò probabilmente da dall’Egitto e sulla quale a Roma fece apporre le iscrizioni in geroglifici. Nella parte alta di uno dei suoi quattro lati, il principale, quello sud, Antinoo è rappresentato di fronte al dio Ra-Harachte e, sotto, nei geroglifici è iscritta una lunga preghiera in cui egli, ormai divinizzato, si rivolge al dio che riconosce come suo padre. In essa Antinoo, dopo aver cantato lungamente le lodi di Adriano e di Sabina, l’Augusta consorte, prega Rha di proteggerli.Nella parte alta degli altri tre lati Antinoo viene poi rappresentato con altri tre dei del Pantheon egizio. Sul lato est Antinoo sta di fronte a Thot, datore di felicità e di vita, ed è questa felicità che il dio gli promette: “Io ti do feste per migliaia di anni”Dopo di che i geroglifici proclamano la resurrezione di Antinoo divinizzato dalla morte e accenna come attorno a lui stia nascendo una religione misterica. Sul lato nord Antinoo fronteggia il dio Orus con la testa a forma di falco e nella scritta si parla di giochi. Giochi che furono effettivamente istituiti in onore del giovane dio ed in cui, tra gli altri, si offriva come premio ai vincitori una corona di fiammeggianti fiori rossi, ribattezzati Antinoeios in suo onore. E sempre su questo lato i geroglifici ci parlano pure di un Antinoo che, come il dio della medicina, Esculapio, guarisce chi a lui si rivolge inviandogli un sogno La sommità del lato ovest è molto rovinata tanto che non si vede né l’immagine del dio né quella di Antinoo che con lui si intrattiene, ma nei primi geroglifici troviamo una notizia della massima importanza. Qui sta scritto Il dio che qui si trova (Antinoo, rappresentato in alto su questo lato dell’obelisco) riposa in questo luogo che è nascosto nella proprietà del “Signore della Prosperità” (princeps) di Roma (Adriano).Il che tradotto in parole povere significaAntinoo riposa in questa tomba situata all’interno dei giardini di proprietà del Principe di Roma.Continuando si parla poi della fondazione di Antinoopoli e si invita i Greci delle due terre (l’Egitto) a trasferirvisi promettendo loro in dono campi da coltivare; infine si descrive il magnifico tempio tutto di pietra bianca e ornato da statue di dei che Adriano aveva fatto lì edificare per il nuovo dio, Antinoo. Ma, a quel momento l’unica cosa su cui si fissa la nostra attenzione è la sconvolgente notizia a proposito della tomba di Antinoo.“Antinoo riposa in questa tomba” è certamente un’ affermazione categorica. Dato che ormai la tomba di Antinoo è stata trovata, ed è stata trovata a Villa Adriana, proprio nei “giardini di proprietà del principe di Roma”, qui doveva trovarsi per sua stessa ammissione anche l’obelisco, il quale sostituisce la classica lastra tombale, l’epitaffio che con il nome del defunto veniva apposto alla tomba. Il suo posto ideale doveva ovviamente essere al centro del giardino e precisamente all’incrocio che il viale, che dal portale monumentale portava all’esedra, formava con le strade che, diramandosi da esso, andavano ai due templi. A questo punto la ricostruzione del giardino era completa: il giardino semplice, ma elegante era stato completato. Si potrebbe dire che qui finisca la mia ricerca e che qui si chiuda il mio trentennale sodalizio con Adriano e la sua splendida creazione. E, invece, no! Perché no? Perché in questo giardino io vedevo ancora molte cose da chiarire e prima di tutto l’affermazione che trovavo scritta sull’obelisco, quello che come ho detto prima sostituiva la lastra tombale col nome del defunto. Su esso leggevo“Antinoo riposa in questa tomba”questo non è quello che normalmente uno si aspetta di trovare su un cenotafio o su un sepolcro vuoto: se Antinoo riposava in quella tomba questo voleva dire che egli vi era stato seppellito o, quanto meno che la tomba fosse stata preparata per seppellircelo. La frase voleva anche dire che Adriano non aveva l’intenzione di abbandonare Antinoo nelle sabbie del deserto e chiariva che o l’imperatore era tornato dall’Egitto portando con se il corpo dell’amato bene o pensava di farselo portare in un secondo tempo. Ma sotto che forma? Antinoo poteva esser stato cremato secondo uno degli usi più diffusi nel mondo romano e in questo caso le sue ceneri sarebbero state rinchiuse in un urna, oppure poteva esser stato mummificato secondo l’uso egizio.Questo era uno dei quesiti. L’altro nasceva dal fatto che in quella tomba c’era qualcosa che non collimava con il carattere e la personalità di Adriano quale io l’avevo sempre conosciuta, una trasformazione che ovviamente doveva essere collegata alla scomparsa del suo amato ragazzo. Questa cosa che aveva attratto la mia attenzione era la presenza nella tomba dei due templi che si fronteggiavano e che, come tutto quello che c’era nell’area, erano egizi.Ora, come ho varie volte lungamente illustrato, in tutta quella Villa Adriana che per trenta lunghi anni, io avevo percorso, esplorato e rilevato non aveva trovato mai, non dico un tempio, ma neanche un’edicoletta in cui bruciare qualche grano di incenso, nemmeno un’ara per quella Diana, dea che a lui, cacciatore arrabbiato, avrebbe dovuto essere almeno simpatica. All’ingresso a lato del Grande Vestibolo c’era, è vero, il larario; ma nella casa romana questo era tradizionale quanto potrebbe esserlo un attaccapanni in un moderno appartamento. Ho già detto che né il Canopo né il cosiddetto tempio della Venere di Cnido, (decorazione di un belvedere scelta soltanto perché, senza pareti com’era, non impediva la vista), potevano essere considerati templi. Avevo spiegato che l’unica cosa che fosse collegata alla religione che avevo trovato a Villa Adriana era stato quel memento dei Misteri Eleusini realizzato con l’edificio detto Tempio di Pluto, e soprattutto con la grotticella in fondo alla Valletta degli Inferi che teneva il posto del Plutonium di Eleusi (21), e avevo anche riportato la notizia per la quale, secondo i suoi storici, Adriano disdegnava e condannava tutte le religioni straniere che stavano invadendo RomaCom’è, perciò, che ad un certo punto della sua vita questo Adriano così agnostico decide di colpo non soltanto di darsi alla religione, ma, a quel momento, come colpito da un’improvvisa illuminazione, novello Paolo sulla via di Damasco, costruisce due templi e, dimenticando Giove, Giunone e tutto l’Olimpo greco-romano, erige due edifici sacri per onorare dei della fino allora disprezzata religione egizia?L’unica cosa che può aver spinto Adriano a costruire i due templi egizi è una ed una sola: la morte di Antinoo e il suo amore per lui. La scomparsa del ragazzo che aveva condiviso sette anni della sua vita e che egli profondamente amava dovette certamente buttare Adriano nella più nera disperazione. Non so se come disse Sparziano egli lo pianse con “pianti femminili”, anzi devo dire che non lo credo. Le lamentazioni delle donne di casa a quei tempi erano estremamente clamorose e accompagnate a manifestazioni cruente come il graffiarsi profondamente la faccia ed il seno. Adriano era troppo rispettoso della sua carica per esporla al ridicolo con una condotta non consona al suo grado. Quel che è certo è che Adriano dovette precipitare nel buio della disperazione, e in quell’abisso l’unica idea a cui si aggrappò fu quella di offrire al giovane scomparso un dono eccezionale: e cosa di meglio poteva esserci che farne un dio? Un dio. Ma quale? Antinoo non sarebbe mai potuto entrare nel Pantheon greco-romano, in cui, tutt’al più, dopo la morte, assurgevano gli imperatori. Egli però era subito entrato in quello egiziano, e questo in quanto, per questa religione, coloro , him who was the servantche morivano affogati nel Nilo divenivano dei : dei minori, è vero, ma sempre dei, Gli egizi poi non persero tempo a proclamarlo tale: essi emergevano da due anni di scarse inondazioni e quindi si trovavano in carestia. La morte di Antinoo, affogato nel Nilo come una vittima, parve loro un sacrificio che li avrebbe salvati e avrebbe dato loro buoni raccolti. Non avevano quindi perso tempo a divinizzarlo. Un dio minore, abbiamo detto, ma non importava. A far di Antinoo un dio di prima categoria ci avrebbe poi pensato Adriano. Così, anche se per ottenere questo risultato egli dovette abbracciare una religione che disdegnava, la accettò. Amava troppo Antinoo, e così per lui fu una tomba-sacrario egizia quella che eresse nella sua Villa Adriana. Fu per lui che riempì di statue egizie il suo complesso e che per segnare la tomba dell’amato bene non mise una lastra col suo nome, ma un obelisco e fu sempre lui che, mentre attendeva che si completasse la tomba, si occupò del culto del nuovo dio, creando attorno a lui una serie di leggende che lo inserirono profondamente nella mente e nel cuore del popolino.È chiaro però che, a parte ogni altra considerazione, alla base di questo suo urgente desiderio di divinizzare Antinoo vi fosse una ragione pratica forse più importante di quella sentimentale, e questa ragione era la tomba. Se Adriano avesse deciso di portar con sé il corpo del giovane e di dargli degna sepoltura nella sua Villa Adriana creandogli il magnifico mausoleo che aveva in mente, una cosa del genere non sarebbe stata pacificamente accettata dalla gente: Antinoo era un bellissimo giovane, il favorito dell’imperatore, ma restava sempre un amasio e la cosa avrebbe destato scalpore. Adriano, che in tutta la sua vita aveva sempre molto badato alla forma ed alla dignità dell’impero, sapeva di non poter fare una cosa simile, ma sapeva anche che quello che non poteva fare per il suo giovane amante egli avrebbe potuto benissimo farlo per un dio. Antinoo sarebbe insomma diventato un dio a cui egli avrebbe offerto non solo una tomba, ma addirittura un tempio. Divinizarlo era fondamentale.Così una delle prime cose che Adriano proclamò fu che era apparsa in cielo una stella: egli l’aveva vista là, nella costellazione dell’Aquila, e quella stella era sicuramente Antinoo che dall’alto proteggeva tutti i suoi fedeli. Monete con Antinoo e una stella vicino al suo capo furono coniate e templi furono eretti. Il suo culto ebbe aspetti misterici e, come abbiamo visto, essendo Antinoo risorto come un dio dopo la sua morte, egli venne collegato alla resurrezione e anche considerato un dio della medicina. Dopo gli Egizi, anche i Greci, forse per piaggeria verso Adriano, si diedero da fare per onorare il nuovo dio e chi lo assimilò a Dioniso e chi a Hermes. Pian piano la religione si sparse. Non fu mai una delle più ricche ed importanti, ma fu certamente una delle più diffuse. Si trovano tracce di suoi templi in 70 città dell’impero. In Egitto, oltre che ad Antinoopoli il suo culto fu importante ad Alessandria e Hermopolis. In Grecia abbiamo tracce dei suoi templi a Manthineia, dai cui cittadini era stata colonizzata Bithinion, poi ad Atene, a Delfi, ad Olimpia, a Nikopoli e, naturalmente, ad Adrianopoli (Edirne). In Asia Minore, oltre alla sua città di origine Bithinion, troviamo il suo culto in 20 città inclusa Nikomedia. Tracce del culto di Antinoo sono poi emerse sul Danubio, in Olanda, Portogallo, Gallia, Malta, il Libano e sulla coste del Mar Nero. Un culto molto diffuso quindi, e, anche se i resti dei suoi templi ci rivelano che erano modesti, comunque furono molto frequentati e la sua religione attecchì e durò fino al quarto secolo.È probabilmente per questa diffusione del suo culto e il fatto che, avendo alcuni Cristiani cominciato a sincretizzarlo con Cristo, iniziavano a circolare immagini in cui egli era rappresentato con una croce in mano ed un grappolo dell’uva di Dioniso nell’altra, la Chiesa lo attaccò con quanta forza aveva. Tipico è il brano lasciatoci da San Attanasio (356 d.C.) che così cominciava“E questo dunque è il nuovo dio Antinoo, lui che fu il servo dell’imperatore Adriano e fu schiavo dei suoi piaceri contro natura; un miserabile che stava in adorante attesa di ogni cenno dell’imperatore, e che per paura della sua vendetta, riconobbe e confessò di essere un uomo e non una persona perbene, ma un sudicio ed odioso strumento dell’illecito desiderio di sesso del suo padrone..............................................”e poi continuava con ingiurie sempre più sanguinose dalle quali però si capiva che a scatenare questo attacco doveva esser stata la vista dei templi di Antinoo ancora in funzione e frequentati da numerosi seguaci, ed è evidente che il giovane e bellissimo dio con i suoi fedeli dovettero esser considerati pericolosi concorrenti della religione cristiana. Ovviamente alla lunga vinsero i Cristiani e Antinoo, come dio, sfumò nella lontananza. Scomparve come religione, ma non come personaggio perché come personaggio Antinoo continuò e continua ad esistere. Ancor oggi la sua grande bellezza ed il suo sguardo triste vengono ammirati e compianti in tutti i musei del mondo. Adriano aveva raggiunto il suo scopo: al suo bellissimo ragazzo egli era riuscito a donare l’eternità.Diciamo che così siamo riusciti a trovare una spiegazione plausibile per i templi egiziani, ma poi c’è anche l’obelisco e le domande che ci sorgono nella mente leggendo quanto egli ci racconta “Antinoo riposa in questa tomba situata all’interno del giardino, proprietà del Principe di Roma”che, come si è già detto prima, non sembra certo essere l’indicazione di un cenotafio;“Antinoo riposa in questa tomba.........................”è una frase che si riferisce ai resti mortali del povero giovane e ci dice che ad essere deposto nella tomba-sacrario sarebbe stato proprio il suo corpo. Ma sotto che forma? Ne avevamo già parlato ed avevamo accennato alle due possibilità; un’urna con le sue ceneri o una mummia di faraonica bellezza.Cerchiamo di capire quale di queste due forme avrebbe avuto più probabilità di essere quella prescelta e cominciamo col dire che, se non fosse stato per la questione della deificazione, Adriano non avrebbe certamente avuto dubbi. Per i Romani esistevano l’inumazione e la cremazione. Se non avesse voluto far di Antinoo un dio, Adriano avrebbe avuto queste due scelte, e, trovandosi in Egitto, a miglia e miglia da Villa Adriana, la possibilità di trasportare il corpo per inumarlo non sarebbe stata fattibile. Quindi avrebbe dovuto cremarlo. Ma avrebbe potuto Adriano cremare il corpo di un dio egizio? Non credo proprio: per gli Egizi la sopravvivenza di una persona dopo la morte era collegata a quella del suo corpo reso eterno dalla mummificazione, ed è evidente che essi non avrebbero mai permesso che il corpo di Antinoo venisse cremato. Un dio doveva venir mummificato e Adriano, che lo voleva dio, dovette accettare. Questo però vuol dire che, per quello che sta scritto sull’obelisco, Adriano doveva riportare dall’Egitto la mummia di Antinoo. Ma cosa ne avrebbe fatto Adriano mentre attendeva che fosse pronto il sacello in cui, tra canti di preti e nuvole di incenso, l’avrebbe deposto il giorno della sua inaugurazione? Di tutto questo di cui noi stiamo discutendo non c’è traccia nelle fonti. Ce lo racconta solo l’obelisco che ci parla della deposizione del corpo dello sfortunato giovane nella tomba di Villa Adriana e, dato che l’obelisco è la voce di Adriano dobbiamo credergli.D’altra parte, il settore monumentale della tomba e quindi presumibilmente quello che avrebbe ospitato il prezioso sarcofago, non fu mai finito e quindi Antinoo non poté esservi deposto. Adriano avrà lasciato le spoglie del povero ragazzo nel suo tempio di Antinoopoli. Sarebbe arrivato con gran pompa quando la sua tomba-tempio fosse stata completata. Oggi sappiamo soltanto quello che ci dice l’obelisco, ossia abbiamo notizia che, qualora la tomba fosse stata finita, era lì che avremmo trovato il corpo di Antinoo.Cosa accadde? Non lo sapremo mai. A villa Adriana oggi resta la sua tomba incompiuta, il suo bel giardino e il perenne ricordo della sua bellezza.