Quanta strada è stata fatta dalla fine degli anni '50 allorché nelle istituzioni della Comunità europea si parlavano solo 4 lingue! Oggi al Parlamento europeo sono utilizzate non meno di 23 lingue ufficiali, cosa che rappresenta una vera e propria sfida linguistica.

Il primo regolamento adottato nel 1958 dalle Comunità europee stabiliva che le lingue ufficiali delle istituzioni erano le quattro lingue (tedesco, francese, italiano e olandese) degli Stati fondatori, ossia Germania, Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi.

Ad ogni successivo allargamento sono venute ad aggiungersi le lingue dei nuovi Stati membri. Nel 1973 sono arrivati l'inglese, il danese e l'irlandese, quest'ultima solo in quanto "lingua dei trattati", cioè lingua in cui sono tradotti l'Atto di adesione dell'Irlanda e i testi fondamentali che la riguardano. Sono divenute in seguito lingue comunitarie il greco nel 1981, lo spagnolo e il portoghese nel 1986, il finlandese e lo svedese nel 1995 nonché il ceco, l'estone, il lettone, il lituano, il maltese, il polacco, lo slovacco, lo sloveno e l'ungherese nel 2004.

Dal 1° gennaio 2007, con l'adesione di Romania e Bulgaria, l'Unione europea conta ufficialmente 23 lingue mentre alla stessa data l'irlandese è divenuto lingua ufficiale.

Con 23 lingue ufficiali sono possibili oltre 506 combinazioni linguistiche dato che ogni lingua può essere tradotta nelle altre 22. Per raccogliere una tale sfida, il Parlamento europeo dispone di efficienti servizi d'interpretazione, traduzione e controllo dei testi giuridici. Per garantire l'efficienza di tali servizi e mantenere i costi di bilancio a livelli ragionevoli si applicano regole molto rigorose.